martedì 19 ottobre 2010

Tema-Divario Uomo Donna


Da sempre si parla del divario che c’è tra uomo e donna: se fino all'otttocento le donne non erano state parte integrante del mondo occcidentale, con la seconda rivoluzione industriale si ebbbero per la prima volta dei massicci impieghi delle donne nel lavoro operaio.

Il problema innanzitutto dell'inferiorità economica , politica e giuridica delle donne era rimasto quasi fuori dai pensieri dell’ottocento. I primi movimenti di emancipazione femminile avevano avuto scarsi risultati. La situazione era che alla fine dell'800 le donne erano escluse dappertutto dall'elettorato attivo e passivo e, in molti Paesi, dalla possibilità di accedere agli studi universitari e alle professioni; quando lavoravano, ricevevano un salario inferiore di quello degli uomini.

In Italia, per la maggior parte delle donne, il lavoro domestico era l’unico lavoro permesso. Inoltre ciò non significava nemmeno la liberazione dai tradizionali obblighi familiari. Tuttavia i maggiori contatti col mondo esterno, la partecipazione alle agitazioni sociali portarono le donne lavoratrici a una più viva coscienza dei loro diritti e delle loro rivendicazioni nei confronti dell'intera società.

Grazie a numerose lotte femministe che puntavano ad una parificazione degli studi, riuscirono pian piano ad ottenere un autonomia maggiore per esercitare professioni intellettuali.

Nonostante questo le donne continuano ad essere sottovalutate e sfruttate.

Nonostante i primi successi, il movimento per l'emancipazione femminile rimase ristretto a minoranze operaie e intellettuali. Solo in Gran Bretagna si ebbe un consistente  movimento femminile che riuscì ad imporsi all'attenzione dell'opinione pubblica e della classe dirigente, per il conseguimento del diritto al suffragio e ricorrendo spesso a forme di protesta come dimostrazioni di piazza, marce sul Parlamento, scioperi della fame. La lotta di queste donne che presero il nome di”suffragette” nel 1918 avrebbe portato le donne al voto nel Regno Unito; nel complesso però il movimento operaio non si mostrò troppo sensibile  nei confronti delle rivendicazioni femminile. In Italia nel 1912 era stato appena garantito il solo suffragio universale per tutti gli uomini, è facile riflettere su quali potessero essere le problematiche relative alla condizione femminile in Italia che a livello economico era molto arretrata.

In Italia, con la venuta del regime fascista, si ha un grosso passo in avanti: il regime fascista  le donne in una visione gerarchica del rapporto fra i sessi, dovuta all'enfatizzato culto della virilità, proprio della mentalità fascista.

Il regime promosse nuove misure riguardo i rapporti fra i sessi e i rapporti generazionali: è così cambiata l'intera struttura dei rapporti familiari. La famiglia era incoraggiata ad essere numerosa secondo una precisa politica di incremento demografico. Il nucleo familiare divenne così la cellula fondamentale dello stato fascista.

Con la caduta del regime e con l'inizio della resistenza il ruolo della donna ha incominciato a cambiare. La donna della resistenza è sempre stata considerata come conseguenza dell'uomo della resistenza, quando invece molte donne fecero questa scelta radicale da sole, senza essere in qualche modo influenzate dalla scelta dei mariti o dei figli. Anche il loro ruolo nella famigli cambiò molto: la donna della resistenza era lavoratrice e autonoma. Non per questo però bisogna dimenticare che nella maggioranza dei casi il modello della famiglia fascista e cattolico persistette ancora per molto tempo.

Dopo la seconda guerra mondiale la situazione delle donne in Italia subì un brusco passo indietro grazie all’occupazione nazista. L'unico dato positivo fu certamente la concessione del suffragio universale femminile; infatti alle prime elezioni libere del 2 giugno 1946 le donne italiane poterono scegliere tra Repubblica e Monarchia; due anni dopo, come sancito dalla nuova Costituzione, poterono partecipare al voto tutte le donne.

Negli anni 70 venne fatta una legge che mise quasi alla pari gli uomini e le donne. Con la legge del Diritto di famiglia del  1975  venne introdotta la parità tra uomini e donne nell'ambito familiare: la potestà sui figli, infatti, ora sarebbe spettata a entrambi i coniugi che hanno  quindi gli stessi identici diritti e doveri e non più solo al padre. In attuazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

Oggi il divario tra uomo e donna per me è ancora molto ampio. Basti pensare allo stipendio che una donna guadagna e confrontarlo con quello di un uomo, è nettamente minore. Per non parlare dell’assunzione che una donna comporta perché, se dovesse rimanere incinta, il datore di lavoro dovrebbe pagarla per il lavoro che non fa. Rispetto al passato dove era vista solo come un oggetto e poco considerata nella società, oggi la donna è presente in tutti i ruoli. La donna è presente non solo nel mondo lavorativo ad alti livelli ma occupa anche un ruolo altrettanto importante in politica. Con le sue capacità, ottiene successo nei vari settori in cui opera.

Anche se tutt’ora ci sono persone che non rispettano la donna, la considerano solo un oggetto da usare e buttare via. Nell'ultimo periodo, infatti, si sono intensificate le notizie sulla violenza nei confronti delle donne. Il ruolo della donna, quindi, nonostante tutte le conquiste che si sono avute nel corso della storia ed essendo questa una figura molto rappresentativa sia nel sociale, che nella famiglia, è stato sminuito e infangato da avvenimenti di cronaca nera.

Le violenze che si subiscono, non sono solo fisiche e quindi dolorose, ma anche psicologiche, portando così una donna a rimanere traumatizzata a vita. A causa di ciò la sua vita non sarà più quella di prima,poiché segnata da mostruosi avvenimenti. Le donne oggi, e le adolescenti soprattutto, hanno timore di camminare per le strade delle nostre città.

La donna ancora oggi è discriminata e, per quanto mi riguarda dopo tutto quello che fanno, è una vergogna.

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